SPECIALE ROME ART WEEK 2022

da | Set 24, 2022 | 0 commenti

Quest’anno per Rome Art Week tre diverse proposte in due location

 

Rome Art Week è la settimana dell’arte contemporanea a Roma: giunta ora alla sua settima edizione, è nata dal basso – tra artisti, curatori e spazi espositivi – ma ha conquistato uno spazio di tutto rilievo nella scena artistica internazionale.

Per la sua capacità inclusiva, Rome Art Week rispetta pienamente lo spirito di ArtSharing Roma, che vi partecipa dal 2018 progettando ogni anno qualcosa di specifico che possa rappresentare argomenti di interesse generale.

Il momento presente è dominato dalla violenza della guerra in tv e dall’aggressività che investe ogni momento della nostra esistenza e con ogni mezzo: l’arte è da sempre uno strumento privilegiato di osservazione e riflessione. 

Nel 1948 George Orwell scriveva: «Questa è un’età politica. Guerra, fascismo, campi di concentramento, manganelli, bombe atomiche ecc., sono tutte faccende di cui scriviamo anche quando non lo facciamo esplicitamente. Non possiamo farci nulla. Quando si è su una nave che affonda, i pensieri si concentrano sulle navi che affondano.» (trovate un articolo sull’argomento nella rivista LIMINA QUI)

Lo stesso si può dire delle arti visive: in un modo o nell’altro non possono che raccontare il nostro presente e lo fanno a volte prendendo le distanze, a volte facendosi trasportare dalla corrente, ma sempre fotografando un istante esatto che è quello della percezione dell’artista sulla situazione.

Queste le nostre scelte per questo autunno 2022

MARTEDÌ 25 OTTOBRE ORE 18.00 – NON È UN PAESE PER ARTISTI: RILESSIONE POST – PANDEMICA

Conversazione tavola-rotonda presso il Villaggio Globale, largo Dino Frisullo 1.

Ospiti Fabio Maria Alecci e Gianluca Esposito, modera Penelope Filacchione.

Fabio Maria Alecci e Gianluca Esposito fanno parte della nutrita schiera d’artisti che sta abbandonando le grandi città e Roma in particolare: nonostante i buoni propositi di Rome Art Week, il ritorno di una fiera artistica internazionale e altre sperimentazioni dal basso, il sistema dell’arte contemporanea a Roma fatica ancora a camminare. 
Sappiamo tutti che, per buona parte, gli artisti – ma molto spesso anche i curatori –  per mantenersi hanno bisogno di fare altri lavori, a volte non proprio qualificanti nel settore.
Sappiamo che in Italia si è giovani artisti ancora over 40, il che ci mette in una posizione imbarazzante rispetto al resto del mondo.
Sappiamo che molte gallerie e spazi indipendenti hanno subito il colpo della pandemia: quelle che hanno resistito devono sempre di più contaminare l’attività di ricerca con altre iniziative per poter andare avanti. I bandi esistono, ma le risorse sono poche, mal comunicate, distribuite con una lentezza tale che a volte arrivano troppo tardi.
Abbiamo visto  durante la pandemia che quando il governo prevedeva sostegni per gli artisti si riferiva principalmente al settore dello spettacolo, dimenticando completamente le arti visive. La TV era piena di appelli di cantanti, registi, attori, conduttori televisivi che parlavano della loro categoria – molto più sindacalizzata – e mai del settore delle arti visive. C’è stato sì un appello di Sergio Risaliti, direttore artistico del Museo del Novecento di Firenze, ma poco altro che abbia avuto vera risonanza.
AWI (Art Workers Italia) si è occupato e si sta occupando con metodo di questo problema – anche insieme ad AMACI – e questo è un bene, ma i tempi sono lunghi e richiedono un forte impegno della politica, che sembra piuttosto distratta.
Nonostante il lavoro delle fiere e dei curatori di livello internazionale, l’Italia parla di arte all’estero principalmente per le sue bellezze del passato: è carente il settore dell’arte pubblica contemporanea e per un artista è molto difficile essere selezionato nel circuito, dichiarando a pieno titolo di essere un professionista dell’arte.
Nasce anche per questo la figura dell’artista – curatore – gallerista – promotore di sé stesso: se per certi versi in Italia questa figura esiste almeno dal medioevo (basti pensare alle botteghe di Giotto o Verrocchio, ma anche a De Chirico e Morandi), da altri punti di vista ciò presenta il rischio di una fortissima dispersione di energie che sfocia poi nel poco tempo da dedicare alle tante sfaccettature, bei progetti poco o male comunicati, mancanza di risorse, spazi inadeguati etc.
Questo fenomeno era già in atto prima della pandemia, ma ne è stato fortemente aggravato e sta provocando la fuga di tantissimi artisti dalle città verso luoghi più a misura umana, più vergini, ma anche meno ricettivi. Si pongono le fondamenta di nuove comunità artistiche diffuse nei borghi, ma il processo è lungo e chissà se noi faremo in tempo a vederlo realizzato.
Data questa lunga premessa, è evidente che un talk non può esaurire tutti gli argomenti: ciononostante mettiamo a confronto Fabio Maria Alecci e Gianluca Esposito con gli artisti e gli altri ospiti del Villaggio Globale.
Chi resta e chi parte insomma: il luogo e l’esperienza di cooperativa del Villaggio Globale – che ha la peculiarità di spazio autogestito – rendono particolarmente interessante ascoltare la storia degli artisti residenti e quella dei due ospiti, come le due facce della stessa medaglia.

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MERCOLEDÌ 26 OTTOBRE ORE 17.00 – OPENING DELLA MOSTRA: HÈCTOR VARGAS SALAZAR: ÌNCUBO EN LA VIA APPIA 

 Via Giulio Tarra 64 – fino al  5 novembre 2022. A cura di Penelope Filacchione

Íncubo en la via Appia è un progetto site specific che ha richiesto quasi un anno di lavoro e che raccoglie opere grafiche con diversi media, di cui una buona parte realizzate per l’occasione.

Il tema è quello di una visione orrorifica portata alla luce del sole della città di Roma: un soggetto che affonda le proprie radici fin dal XVIII secolo e che va dal Sublime dell’età romantica all’Inconscio della nostra era.

Ecco, dunque, il nesso tra Roma e l’opera di Hèctor Vargas: le sue figure mostruose e visivamente violente affondano le loro radici nel Surrealismo e, soprattutto, in quella speciale declinazione nata in Messico fin dagli anni Trenta e che ha trovato alcuni dei principali esponenti in artisti come Leonora Carington e José Luis Cuevas.

I personaggi da incubo di Hèctor Vargas sono i mostri della società contemporanea, dove – come lui stesso afferma – sotto l’apparenza sofisticata dell’Occidente capitalista, siamo ancora guidati dalle stesse pulsioni di aggressività vitale delle origini dell’umanità. Pulsioni tanto più inquietanti e destabilizzanti quanto sono ipocritamente rivestite, cercando di addomesticarle per renderle socialmente accettabili.

Come egli stesso spiega, la mostra ci propone “esseri da incubo che si manifestano nella Città Eterna attraverso la visione di un artista messicano che, per la sua condizione territoriale, storica e coloniale, è anche latino.

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SABATO 29 OTTOBRE ORE 17.30 – PERFORMANCE: MONICA ARGENTINO – SEGNI OPPOSTI

In un tempo così difficile e contraddittorio, Monica Argentino presenta una nuova performance che ci pone al centro della difficolta della scelta e delle emozioni, di non vedere più noi stessi e la strada che percorriamo. Come scrive Roberto Sottile: “Fragilità e contraddizione. Pace e guerra. Partenza e viaggio. Ciò che siamo è il risultato di un susseguirsi di emozioni e sensazioni che l’artista trasforma in linguaggi visivi, gestuali, sonori e percettivi, capaci di raggiungere tutti quanti noi. Monica Argentino diventa grazie alla liturgia performativa una finestra aperta nella nostra interiorità. L’artista si interroga, si osserva, diventa spettatrice dei suoi conflitti e nello stesso tempo artefice. Una performance che racconta i tanti conflitti interiori che appartengono alla nostra esistenza, al nostro io.” La performance, nata per il teatro e per la strada, è stata voluta dalla curatrice Penelope Filacchione in dialogo con la mostra di Hèctor Vargas Salazar, visibile dalla vetrina che la incornicia come un’opera d’arte vivente: un accento sul tema della violenza verbale, visiva e fisica che ci aggredisce da ogni parte e che rende sempre più difficile mantenere il centro del pensiero e dell’essere.

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 INFO PRATICHE

 ArtSharing Roma Via Giulio Tarra 64 – 00151

Orari mostra: da martedì a sabato ore 17.00-20.00.

Aperture su appuntamento: artsharing.roma@gmail.com WhatsApp 338-9409180

 Ingresso libero. 

Prenotazioni e informazioni: artsharing.roma@gmail.com oppure WhatsApp 3389409180

 UFFICIO STAMPA: ArtSharing Roma ufficiostampa@artsharingroma.it

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