Templari, predicatori e cittadini. Viaggio di un giorno a Viterbo e San Martino al Cimino. 12 Novembre 2022

Una giornata a passeggio nel Medioevo con Penelope
Una meta autunnale davvero suggestiva, proprio il giorno dopo la festa di San Martino e della sua estate caritatevole, per tornare a parlare di Medioevo. E stavolta lo facciamo in due luoghi vicini fra loro che raccontano la potenza della Chiesa, ma anche il suo ruolo nel territorio.
Ci troviamo infatti lungo la via Francigena, l’antichissima strada che ricalcava ancora la viabilità romana imperiale e che metteva in comunicazione l’Europa con Roma: una strada importantissima e ancor oggi tutelata che, come dice il sito web relativo, era lunga ‘oltre tremila chilometri da Canterbury a Roma e verso Santa Maria di Leuca. Un filo rosso che unisce l’Europa dei popoli e delle culture, toccando 5 Stati, 16 regioni e più di 600 Comuni. La Via attraversa il Kent, nel Regno-Unito; le regioni Haute-de-France, Grand Est e Bourgogne-Franche-Comté, in Francia; i Cantoni Vaud e Vallese, in Svizzera; e le Regioni Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna, Liguria, Toscana, Lazio, Campania, Basilicata e Puglia‘
Le origini di Viterbo si perdono nella leggenda: la si vorrebbe addirittura fondata da Ercole. Probabilmente l’antica città etrusca, che si estendeva sull’altura del Palazzo dei Papi, era comunque sede di un Santuario di Ercole.
Dopo l’età romana, fui proprio la vicinanza della Via Francigena garantì la sopravvivenza della zona, tanto che Viterbo ebbe le sue mura – studiatissime ancora oggi perché sono un vero capolavoro di ingegneria medievale – entro il 1095 e sono tra le meglio conservate d’Europa.
Dal XII secolo inizia la storia papale di Viterbo: nel 1145 Eugenio III, cacciato dal Senato di Roma durante una delle numerose sommosse, cercò rifugio a Viterbo.
Durante lo stesso secolo si ridisegnano i confini tra lo Stato della Chiesa e il regno Svevo: nel 1160 Federico Barbarossa (che era in Italia per la seconda volta per punire le città lombarde che si erano date costituzione indipendente rifiutando di versare le regalie) conferì a Viterbo il titolo di CITTA’ per l’aiuto che gli aveva dato.
La prima parte del ‘200 è segnata dalle lotte fra Guelfi e Ghibellini che si riaccendevano al passaggio di Federico II e degli imperiali: la città fu assediata da Federico II nel 1243. Fu proprio il guelfo Capitano del Popolo Raniero Gatti che fece costruire il Palazzo dei Papi tra il 1255 e il 1266. Si narra che fu proprio qui, dopo tre anni di sede pontificia vacante, che nacque il Cum clave, vale a dire l’elezione del papa con i cardinali chiusi a chiave nella sala di cui, si narra, fu scoperchiato il tetto.
Lo status di città fece di Viterbo un centro ricco e vivace: il Quartiere San Pellegrino del XIII secolo resta uno dei quartieri medievali più belli, più grandi e meglio conservati d’Europa, con le sue torri e i suoi palazzi con le tipiche balconate a scalinata, note come profferli. Chi non ricorda il più famoso, da cui si affaccia Troisi in Non ci resta che piangere? Se volete lo trovate QUI ed è un palazzo bellissimo e visitabile proprio al centro del quartiere.
San Martino al Cimino è un borgo modello di una incredibile organicità: nato attorno all’Abbazia benedettina esistente già nel IX secolo, ma ricostruita ai primi del Duecento dai monaci cistercensi di Pontigny, che la inaugurarono nel 1255. Già la data, che coincide con l’inizio della costruzione del palazzo dei Papi di Viterbo, indica quanto fosse stretto il legame tra l’abbazia montana e la città subito a valle della stessa. La chiesa abbaziale è dedicata a Martino di Tours, ex militare, vescovo originario d’Ungheria attivo in Gallia nella seconda metà del IV secolo: durante le sue ronde militari, ancora non convertito, tagliò a metà il suo mantello per donarlo ad un povero che pativa il freddo. In sogno comprese che quel povero rappresentava Cristo stesso e così si convertì. E’ questa l’origine della bellissima leggenda dell’estate di San Martino, ultimo momento di tepore dell’autunno, proprio l’11 novembre: solo a questo santo sono dedicate ben 900 chiese!
Sta di fatto che, pur se non confermato, sembra che l’abbazia sia stata uno dei luoghi di rifugio dei monaci militari templari: il loro ordine fu sciolto ufficialmente ai primi del Trecento, ma essi avevano dall’inizio delle Crociate una regola benedettina identica ai Cistercensi francesi. E, d’altra parte, il loro stemma con la croce si trova ovunque tra le vestigia medievali di Viterbo e San Martino.
Nel frattempo, anche se l’abbazia cadde in abbandono, il borgo cresceva finché nel 1645 non fu assegnato in feudo a Donna Olimpia Maidalchini Pamphilj: fu proprio lei a trasformarlo in un prodigio di urbanistica, con case operaie, distribuzione viaria, l’apertura della grande piazza e anche la sistemazione dei campanili della chiesa, affidata a Borromini. La potentissima Pimpaccia di piazza Navona morì qui di peste a sessantasei anni: pochi sanno che la sua tomba si trova proprio nella chiesa abbaziale di San Martino al Cimino, dopo che la sua famiglia era caduta in disgrazia per l’elezione di papa Alessandro VII Chigi, che come primo atto la esiliò in perpetuo dall’Urbe.
PROGRAMMA
Spostamenti con auto proprie.
Appuntamento alle 10.30 a San Martino al Cimino davanti la chiesa. Trovate le coordinate per il navigatore QUI
Tour del borgo e della chiesa stessa. In collaborazione con il priore dell’abbazia durante la mattinata è prevista una visita su apertura straordinaria dei locali abbaziali normalmente chiusi al pubblico.
ore 13.00 Pranzo in trattoria locale (prestissimo il menù).
Spostamento a Viterbo, si parcheggia fuori dalle mura vicino a Porta Romana (parchimetro)
Itinerario a piedi in esterno dal Quartiere San Pellegrino al Palazzo dei Papi.
ore 17.00 fine tour, rientro alle auto.
MODALITA’ DI PRENOTAZIONE, QUOTA DI PARTECIPAZIONE
I viaggi sono riservati ai soci: informazione per associarvi le trovate QUI
Quota di partecipazione: Euro 55 a persona
Include: visite guidate, pranzo, ingresso alla parte chiusa dell’Abbazia, noleggio auricolari per l’intera giornata.
Prenotazione scrivendo ad artsharing.roma@gmail.com oppure WhatsApp 338-9409180: per confermare la propria partecipazione è necessario effettuare un bonifico del 50% della cifra alle coordinate che vi verranno fornite al momento della prenotazione.
Ulteriori info per partecipare alle nostre attività si trovano QUI
N.B. Le nostre attività si svolgono in osservanza delle norme sanitarie in vigore al momento dell’iniziativa