Emiliano Coletta

Emiliano Coletta rivisita il classico della scultura ceramica, affrontando senza schematismi e paludamenti il grande dilemma tra decorazione e significato, lavorando sulla forma astratta come unica possibile per lui. Come spiega egli stesso, il suo essere furiosamente iconoclasta ha un preciso legame con la poetica di Anselm Kiefer e con la ricerca formale di Giacinto Cerone: la docile argilla è la giusta alleata che gli permette di lavorare attorno al caos, costruendo una trama che dia senso e struttura al caso. Opere che nascono volutamente da una tecnica ‘sbagliata’ – ammesso che esista una tecnica giusta nell’arte – tanto nei tempi, quanto nella modellazione e nel mix degli ossidi colorati che usa anche a terzo fuoco. Ossidi che danno quel colore e lucentezza per lui fondamentali: non una poetica dei materiali, ma materiale che si presta all’idea cercando uno specifico cromatico della forma scultorea.
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