Herbarie: le chiamavano streghe. Dal teatro alla mostra, le fotografie di Claudio Drago

Dal palcoscenico alla carta fotografica. Herbarie: le chiamavano streghe, lo spettacolo nato da un testo di Silvia Pietrovanni e portato in scena – con l’adattamento di Isabella Moroni – dalla compagnia Argillateatri, diventa una mostra con le foto di scena di Claudio Drago che, oltre a far
rivivere lo spettacolo nei suoi momenti salienti, fa ritrovare i colori e le atmosfere di quell’ambiente dove accoglienza e collettività sono tanto emozionanti quanto estranei al sentire dei nostri giorni.
Maggiori info sullo spettacolo si trovano QUI
Il “sipario” alla Galleria ArtSharing Roma si alza il 13 novembre dalle 17,00 alle 21,00 con il vernissage con letture e scene dallo spettacolo (repliche alle ore 18 e 19). In programma anche momenti di incontro e laboratori tematici:
Sabato 20 novembre dalle ore 17,00 alle 19,00 sarà il momento per gli adulti di cimentarsi con il laboratorio di erboristeria “Menta, rosa, genziana… Introduzione alla trasformazione delle erbe”.
Domenica 21 novembre dalle ore 17,00 alle 19,00 spazio ai più piccoli con “Erbologia per bambini: laboratorio di ricette delle streghe”
Finissage e incontro con erboristi e ricercatori delle tradizioni di cura e guarigione previsti invece per il 28 novembre alle ore 17.
La storia delle tre domine herbarum, vissute nel periodo storico in cui avviene la transizione politica e culturale fra il Medioevo e il Rinascimento, raccontata attraverso gli scatti di scena e i testi tratti dallo spettacolo condurranno lo spettatore di fronte a molteplici strade che, a diversi livelli, danno accesso alla storia delle donne, del loro sapere e della loro oppressione; ma anche all’evolversi delle modalità della cura, al rapporto con la medicina, al confronto con la natura, l’ambiente e i loro frutti, nonché all’incontro con il racconto dei simboli, dei miti e delle diverse ritualità e fedi.
La mostra è patrocinata dal Municipio XII.
INFO PRATICHE
Info e prenotazioni: artsharing.roma@gmail.com oppure WhatsApp 338-9409180
Ingresso gratuito
Orari della mostra: da martedì a domenica 16.30-20.00
Catalogo in mostra (9 Euro)
Reperibile in galleria durante la mostra anche il libro di Silvia Pietrovanni ‘Streghe: donne di guarigione. Aspetti storici e mitologici delle donne curatrici condannate dall’inquisizione’ (12 Euro )
Laboratorio bambini: gratuito (max 10 posti)
Laboratorio erboristeria: 15 Euro a persona compresi i materiali (max 10 posti). Ciò che sarà prodotto dagli iscritti resterà in loro possesso.
Claudio Drago – Note biografiche
Nato a Roma nel 1957, ho cominciato a interessarmi di fotografia grazie ad un amico che “rubava” una Rolleicord 6×6 allo zio paparazzo. Pesco dal cinema e dalla letteratura, miei interessi primari, spunti continui nel mio viaggio fotografico, nutrendomi di film soprattutto stranieri (quelli intimisti, svedesi, tedeschi, russi e francesi, per intenderci). Verso i 24 anni mi iscrivo sia al corso di fotografia dell’Istituto Europeo di Design sia alla facoltà di Letteratura indirizzo Spettacolo, cinema e teatro. Qui ho potuto assorbire un’energia nuova e stimoli per la mia ricerca personale. Negli anni ho partecipato a varie mostre personali o collettive e ho continuato a studiare seguendo vari workshop: Franco Fontana, Sara Camporesi, Lucia Baldini, Dario Coletti e un master con Lina Pallotta. Nel 2014 ho aperto una galleria fotografica a Roma nel quartiere Pigneto. Qui si è sviluppato un intenso lavoro collettivo che ha dato vita al primo festival nazionale di fanzine: “Funzilla” ancora oggi attivo. Ultimamente mi sono dedicato alle foto di scena sia teatrali che cinematografiche e attualmente collaboro per lo sviluppo di progetti culturali con la Komatografica, un’associazione del mio paese d’origine, Ispica.
HERBARIE – LO SPETTACOLO
Lo spettacolo è frutto di un lungo lavoro di ricerca sulla figura ancestrale della domina herbarum, l’erborista del popolo e delle sue origini sacre. La conoscenza e la cura sono affidati alle donne fin dalla preistoria. Nel Neolitico sono loro a viaggiare, a diffondere e scambiare, fra popoli e luoghi, i differenti usi, le cure, i culti.
Tutto questo prosegue nel tempo ma, via via che la visione ufficiale (purtroppo esclusivamente maschile) si delinea e prende forma, il sapere delle donne si affievolisce fino a venire oscurato.
Lo spettacolo, nato dall’omonimo testo di Silvia Pietrovanni (Premio “Le streghe di Montecchio” 2015) edito da Fefè nella collana “Streghe d’Italia” e adattato per il teatro da Isabella Moroni, è incentrato sulla tematica storica che ha visto protagoniste le erboriste medievali, definite sagge dalla gente del popolo e streghe o ciarlatane dal potere e sulla distruzione del sapere femminile. La storia di svolge nel periodo in cui avviene la transizione dal Medioevo al Rinascimento, quello in cui, mentre più si definisce e brilla la creatività degli uomini,
dell’intelletto, della tecnica e dell’arte, più viene meno la conoscenza pratica della cura, della forza, del
legame con la natura.
Il racconto di come la vita delle donne, a contatto con la natura, con la comunità e con il sacro, è stata pian piano annientata è fatto da Lucia, la giovane herbaria divenuta suo malgrado suora, che ha imparato a leggere e scrivere ed ora possiede il sapere della medicina naturale. Lucia ripercorre l’adolescenza nella casa della nonna Mercuria, i giochi con la madre Caterina, la preparazione dei medicamenti, gli incontri di festa, il sapere che si tramanda, lo scambio e la vita assieme alle altre donne in una sorta di enciclopedia orale che ora Lucia sta raccogliendo nel libro che donerà ai posteri, affinché non perdano la conoscenza delle erbe.
Mercuria, Caterina e Lucia, nella loro terra sono le farmaciste che coltivano le erbe medicinali; sono le levatrici che vanno di casa in casa, sono i punti di riferimento imprescindibili per il popolo. E sono anche le “accabadore” che sanno dare la buona morte. A spezzare il sodalizio e a cambiare il corso della storia, sarà un Inquisitore, la cui figura appare anche come una proiezione del nostro tempo, ancora permeato del
risentimento della medicina dotta e maschile nei confronti di quella popolare e femminile che si avvaleva dell’ascolto del paziente e dell’esperienza diretta sul corpo. Mercuria soccomberà, ma le altre proseguiranno il loro lavoro lento e globale che è arrivato fino a noi e si sviluppa ancora in ogni angolo, anche il più remoto, del mondo intero.